Intervista con Frank Bezemer


“In quale altro modo potresti incontrarti se non continuando a cazzeggiare?”

Il numero di parole in prestito in olandese sta aumentando a tempo di rap: i bambini sono
chiamati “kids”, un intermediario è chiamato “mediator” e l’intervista a un artista si chiama
“artist talk”. Nelle conferenze, l’inglese è di solito la “lingua di lavoro”. Sì, e poi ti convinci un
po’troppo facilmente che l’inglese sia la lingua franca ovunque e per tutti. Fino a quando (inizio
2017) arriviamo in Strada Canne di Celleno. Dopo un lungo e faticoso viaggio, non riusciamo
a trovare Casa Amenta Maria nonostante le indicazioni accurate. Fortunatamente la simpatica
signora (con gli occhiali) che incontriamo sulla strada sterrata e polverosa continua a parlare,
così che ascoltando attentamente, finalmente capiamo come possiamo trovare la nostra
destinazione.
Veniamo da una bella strada nei Paesi Bassi: la Dobbelmannweg a Nimega. Cammino da casa
fino al mio studio e ritorno e incontro persone di tutto il mondo. La ragazza di Mumbai che
studia neuroscienze, la donna con abiti pittoreschi proveniente dall’Etiopia e che è fuggita dalla
sua famiglia, il messicano che mi abbraccia dopo una breve conversazione, la bellezza africana
con la quale in seguito faccio due notevoli foto, la donna di Parma che in seguito ci darà la
prima lezione di italiano.
Sulla Dobbelmannweg cammino tra le facciate delle case e tra la gente in movimento. Qui sulla
Strada Canne mi muovo attraverso un vasto paesaggio. Un paesaggio che mi fa ubriacare. Di
notte qui la luna getta ombre sul terreno e ci sono migliaia di stelle nel cielo. Al mattino vedo
una nuvola nera di storni. Oltre al loro vociare, sento le ali muovere l’aria. Sulla Strada Canne
incontro i pastori e la donna con gli occhiali massicci che ogni giorno passa in macchina e ci
saluta festosamente.
Siamo stati qui altre volte. L’ultima volta c’era molta neve. Il paesaggio è ora avvolto nella
nebbia fino a quando la tramontana ha iniziato a soffiare il lunedì. E mercoledì mattina questo
vento del nord ha asciugato tutto e sembrava come se avessi inforcato gli occhiali, così nitido
era il paesaggio che si trovava qui, ai nostri piedi, e che si estendeva fino al Corno Grande, a
quasi cento chilometri di distanza.
Quando Dieuwke Parlevliet ci parlò della mostra a Celleno che la Zeeuws Blauw Foundation
voleva organizzare con gli artisti che hanno partecipato come Artist in Residence, iniziai
immediatamente a fantasticare sulle grotte scalpellate che incontri ovunque. Mi piace guardare
le porte di legno con le finestrelle armoniche che chiudono le grotte. Mi sembrano ideali per
stuccarle di nuovo, dipingerle e far rivivere la tradizione degli Etruschi! Facendo ricorso quindi
alle caratteristiche del paesaggio. Con una persona che abbia un’ampia visione d’insieme della
cultura e sia quindi in grado di porre la domanda attuale nel modo giusto, puoi realizzare
qualcosa di concreto. Forse un obiettivo per la prossima volta?
Gli incontri con passanti, vicini, amici e artisti, costituiscono la base della mia esistenza.
Incontro come titolo per la mostra del 2020 si adatta quindi perfettamente alla mia vita e al mio
lavoro. Mi sarebbe piaciuto incontrare Enrico Castellani, ma sono arrivato solo due mesi dopo
la sua morte. Dal 2011 realizzo bastoni: una mazza, un randello, un’antenna, un parametro di
riferimento, ecc. Nel 2018 ho lavorato a Celleno sulla prefazione del mio catalogo (sì, inglese)
con 49 opere. Con questi bastoni (ogni bastone è composto da 28 parti distinte) voglio attirare
l’attenzione sul valore dell’aggregazione, sul valore del gruppo. Context colour diversity, ecco
come è indicata nel catalogo; con la coesione, la diversità acquisisce colore.
In ricordo di Enrico Castellani, ho creato il bastone numero 81 nel 2018. Quando nel cortile
della residenza morì la mimosa, di cui Castellani ha annusato i profumi, portai il legno a
Nimega, dove l’ho segato in 28 pezzi, ho dipinto i vari pezzi, ho tolto la corteccia o li ho lasciati
così come erano. Ora sto lavorando a questa seconda scultura in memoria dell’ artista di
Celleno. (bastone n. 82)

Con questi tipi di bastoni, un bastone da passeggio, un parametro di riferimento o un trofeo,
voglio colmare il divario tra arte e vita quotidiana. Voglio aggiungere un ulteriore significato.
L’uomo e il suo bastone, il suo bastone da passeggio, il suo scettro, il suo trofeo. A Nimega ho
quindi concepito un progetto per misurare l’influenza delle arti visive a Celleno. Per lo studio
rosa di Enrico Castellani, Katia Di Martino, Giulia Artemi, Elisa Rastrello e Noemi Lattanzi
hanno eseguito una misurazione con due dei miei parametri di riferimento
Maria Cecilia Salvatori (la donna con gli occhiali) sorride allegramente e mi saluta dalla sua
auto sulla Strada Canne e mi rendo conto che è la donna ideale per posare con il bastone n. 24.
Nell’adiacente parete rocciosa del suo giardino, ci mostra le grotte in cui i suoi antenati hanno
vissuto. Una grotta come spazio abitativo, quindi grotte per maiali e galline e ovviamente una
come forno. Ha piantato nuovi ulivi e alberi da frutto nel frutteto. Mette in pratica uno degli
aforismi di Baruch Spinoza: fai del bene e sii felice.
Quando finalmente le foto sono state realizzate, mi sono sentito orgoglioso di questo atto
impulsivo, spontaneo e soprattutto al momento giusto! Sembra che la tramontana abbia
spazzato via le nebbie dal mio animo. Maria raccoglie piante selvatiche che inizialmente
pensavo fossero erbacce e le ricevo come regalo. Poche ore dopo faccio bollire la verdura e poi
la friggo nell’olio con l’aglio. È buona, anche se ho dimenticato le acciughe. Due giorni dopo
Antonio Ferrentino, traduttore durante le due sessioni fotografiche, ce l’ha servita (ottima) con
la pasta.
L’incontro con Maria nell’oliveto vicino alla parete rocciosa e l’incontro con le quattro giovani
donne sul marciapiede vicino alla casa rosa, mi hanno toccato profondamente. Quando parlo
italiano? Maria Cecilia Salvatori continua a sedurmi; quando mi vede percorrere la Strada
Canne l’ultimo giorno del nostro soggiorno a Celleno, saluta allegramente e mi lancia un sacco
di affettuose parole italiane fuori dal finestrino aperto della sua auto.
Didascalia per foto: Bastone n. 44, con i performer Jacob Vanneste e Lisa Kokwenda
Schweiger, i compositori Boris Bezemer e Stefaan Quix. Bekegem, Belgio, 25 agosto 2019

Tradotto da Stefano Bacchiani, marzo 2020

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